Google Fonts e il GDPR: Come adeguare il proprio Sito Web

Introduzione

Google Fonts è un servizio offerto da Google LLC che fornisce agli utenti un’interfaccia web da cui scegliere tra vari caratteri tipografici (font) e un’API per utilizzarli all’interno dei propri stili CSS o applicazioni Android.

L’API di Google Fonts richiede e scarica i file del font e il codice CSS necessario per garantire una corretta visualizzazione, allo sviluppatore sarà sufficiente richiamare il riferimento al font per poterlo utilizzare dove e quando desidera all’interno del progetto.

Inoltre, per garantire tempi di caricamento veloci, tutti i file vengono memorizzati nella cache del browser per 1 anno, e aggiornati quando necessario.

Il problema con il GDPR

Tutti questi vantaggi hanno portato Google Fonts a essere utilizzato su più di 50 milioni di siti web, tuttavia ci espone ad un potenziale problema quando andiamo ad analizzare il servizio dal punto di vista della privacy.

Per consentire all’utente di visualizzare i font su un sito, Google dovrà necessariamente conoscere l’ indirizzo IP dell’utente per poter inviare i file dei font. Inolte, vengono raccolte anche altre informazioni, tra cui:

  • L’indirizzo IP,
  • Il sito web visitato,
  • Il nome e modello del dispositivo,
  • Il nome del browser e la versione.

Secondo il GDPR, l’indirizzo IP di un utente costituisce un’informazione personale, tramite la quale quell’utente può essere identificato. Inoltre i dati raccolti consentirebbero a Google di tracciare il comportamento dell’utente sul sito web e creare un suo profilo, utile anche per visualizzare annunci online personalizzati. Tutte queste cose sono ovviamente contrarie alle norme stabilite con il GDPR.

La conferma arriva il 20 gennaio 2022, quando la terza sezione civile di Monaco di Baviera, in Germania, ha condannato il proprietario di un sito web che utilizzava Google Fonts a pagare 100 € di danni all’utente per il trasferimento di dati personali (indirizzo IP) ai server di Google senza il suo consenso.

Dopo questa sentenza, ogni cittadino europeo che visita un sito web in cui è incorporato Google Fonts ha il diritto di denunciare il proprietario per la violazione dei propri dati personali. Le sanzioni per la violazione del GDPR sono di 10 milioni di euro (o il 2% del fatturato) per le violazioni di basso livello o di 20 milioni di euro (o il 4% dei fatturato) per le violazioni più gravi.

Alternative a Google Fonts per adeguarsi al GDPR

Fino a quando non riceviamo il consenso dell’utente al trattamento del suo indirizzo IP, le pagine del nostro sito web non devono effettuare richieste all’API di Google Fonts.

Questo si traduce in una visualizzazione delle pagine con il font predefinito del browser dell’utente, fino a quando esso non avrà accettato. Ma fortunatamente abbiamo delle alternative per risolvere il problema.

Ospitare i file di Google Fonts in locale

La soluzione più semplice ed efficace è quella di ospitare i file di Google Fonts in locale sul nostro web server, in modo da evitare ogni richiesta all’API di Google e utilizzare comunque il font desiderato.

Per questo procedimento ci viene in aiuto Google Webfonts Helper, una semplice applicazione che, dopo aver cercato un font di nostro gradimento, rende disponibile il download dei file nel formato ottimale per l’utilizzo sul web, insieme al codice CSS da applicare.

googlefonthelper

Rimuovere Google Fonts da WordPress

Se abbiamo un sito WordPress il miglior plugin da utilizzare è sicuramente OMGF (Optimize My Google Fonts), che scarica automaticamente i file di Google Fonts necessari e genera gli appositi stili CSS. Successivamente li carica all’interno dell’header del sito, sostituiendo a tutti gli effetti Google Fonts con dei file locali.

Se invece desideriamo agire velocemente e il nostro unico obiettivo è sbarazzarsi di Google Fonts, possiamo utilizzare il plugin Disable and Remove Google Fonts, il cui unico obiettivo è bloccare tutte le richieste che vengono effettuate a Google Fonts, consentendoci di lasciare il sito con il font di default oppure di personalizzarlo manualmente modificando i file del tema.

Da tenere in considerazione è anche il plugin WP YouTube Lyte, che sostituisce i video di YouTube incorporati sul sito con un’immagine statica, che l’utente dovrà andare a cliccare per poter visualizzare il video. In questo modo non carichiamo automaticamente i fonts da Google incorporati all’interno dell’embed di YouTube, facendo prima accettare all’utente l’operazione, dopo averlo adeguatamente informato.

Verificare l’utilizzo di Google Fonts

Nel caso volessimo controllare se un sito web utilizza o meno Google Fonts, senza andare a leggere manualmente il codice delle pagine, possiamo utilizzare uno dei tool disponibili online, come Google Fonts Checker di Fonts Plugin:

gfonts trovato

Le Alternative a Google Analytics dopo il blocco in Italia del 2022

Il Garante per la protezione dei dati personali in Italia, dopo i provvedimenti delle autorità austriache e francesi, ha vietato l’utilizzo di Google Analytics anche nel nostro paese dato che le informazioni raccolte sui visitatori del sito vengono trasferite negli Stati Uniti.

L’impossibilità di utilizzare Google Analytics può essere un serio problema per tutti coloro che si ritrovano a gestire un sito web, che sia una pagina personale o un grande sito con tanto traffico. In questo articolo vedremo quindi quali sono Le Alternative a Google Analytics dopo il blocco in Italia del 2022, che consentano di ottenere statistiche complete sui visitatori rispettando le normative sulla privacy italiane ed europee.

Matomo

Matomo, noto in passato come Piwik è una delle migliori alternative per chi cerca un potente software di analisi completo ed accurato quasi come Google Analytics.

Con Matomo è possibile hostare sui propri server il software in modo totalmente gratuito, oppure scegliere la soluzione Cloud a partire da 19 euro al mese (con prova gratuita).

Degno di nota è anche il plugin WordPress per implementare Matomo sul proprio sito in modo gratuito e senza procedure tecniche particolari.

Dashboard di Matomo Analytics

Simple Analyitcs

Simple Analyics offre analisi semplici, pulite e amichevoli, rispettosa della privacy e delle persone. I piani sono piuttosto economici e partono da 9 euro al mese.

Dashboard di Simple Analyics

Fathom Analyics

Fathom Analyics è un altro servizio di analitica volto alla privacy e al rispetto dei dati, infatti raccoglie solamente le informazioni più importanti. Da tenere in considerazione il fatto che, una volta raggiunto il limite di pagine previsto dal piano, non interrompe la raccolta dei dati.

Il piano di base parte a 14 dollari al mese con un tetto di 100.000 visite. La prova offre fino a 2 mesi gratuiti per il passaggio ad un piano annuale.

Dashboard di Fathom Analyics

Plausible

Dashboard di Plausible Analytics

Plausible Analyics, partendo da 9 euro al mese, è leggermente più economico delle alternative precedente elencate. Il punto forte di Plausible è la sua natura open source, il codice è disponibile su GitHub. Si propone come un’alternativa a Google Analyics con un’interfaccia semplice e minimalista, senza però rinunciare a tutte le funzioni indispensabili per un servizio di questo tipo.

Parsely

Dashboard di Parsely Analytics

Parsely è un servizio parte del servizio vip di WordPress per fornire una analitica completa dei visitatori del sito votata soprattutto ai confronti delle performance nel tempo e sulla provenienza dei lettori. Si può usare liberamente su WordPress, mentre per usi aziendali è necessario richiedere un preventivo personalizzato.

Fonte: Wired

GitHub cambia “master” in “main”

Da oggi, 1 ottobre 2020, la branch principale di tutte le nuove repository create su GitHub non si chiamerà più master ma bensì main. Questo per dimostrare l’impegno che l’azienda sta prendendo per rimuovere riferimenti non necessari allo schiavismo e sostituirli con termini più neutri.

Le repository già create in passato manterranno “master” come nome della branch principale dato che il cambio rappresenterebbe molte sfide, come dover modificare tutte le impostazioni per le richieste pull e le policies di sicurezza.

GitHub ha aggiunto anche che dalla fine dell’anno, renderanno più semplice cambiare per le repository esistenti il nome della branch principale dato che tutto avverrà automaticamente.

Fonte: GitHub

Emoji nei Commit di GitHub

Ormai le Emoji si sono evolute fino a diventare un nuovo linguaggio per comunicare ed esprimere sentimenti. Le persone, infatti, usano le emoji anche troppo spesso nelle chat al posto di un comune messaggio dato che quello che una singola emoji può rappresentare, andrebbe normalmente scritto in 3 o 4 parole.

Ma oltre a semplificare le nostre chat, le emoji sono utili anche nei messaggi di commit di GitHub, vediamo come!

L’utilità delle Emoji nei Commit

Immaginate di dover cercare un commit specifico legato ad una release di quella specifica repository. Dovreste scorrere tutta la lista dei commit e leggere i messaggi.

Per ovviare a questo problema, gli sviluppatori hanno iniziato a categorizzare i commit per organizzarli, un modo molto diffuso è quello di mettere la categoria tra parentesi prima del messaggio, in questo modo:

[CATEGORIA] – Messaggio di Commit

Ma come apparirebbe il messaggio con un’emoji al posto di un semplice testo?

⚡️ Messaggio di Commit

I vantaggi delle Emoji

Contrariamente al testo, le emoji rendono più evidente la categoria del commit. Inoltre, rendono più puliti i messaggi, aumentandone di conseguenza la leggibilità.

Ecco come appaiono alcuni commit di una mia repository dopo aver iniziato ad utilizzare le emoji:

msedge 0oj1NjVlb9

Quali Emoji utilizzare

Nella maggior parte dei casi, il tuo commit potrà facilmente essere categorizzato con un’emoji. Se così non fosse, dovresti pensare se stai facendo o no un commit pulito senza troppi cambiamenti.

Spesso è possibile dividere un singolo cambiamento in uno o più commit, ognuno con il suo piccolo scopo e la sua categoria. Se per esempio correggete un solo errore in una sola linea di testo, quello dovrebbe essere il messaggio del commit, senza nessun’altra modifica nascosta.

In generale, una sola emoji per commit dovrebbe essere sufficiente. In rari casi potreste aggiungere una seconda emoji.

Un consiglio è quello di utilizzare poche emoji per categorizzare i vostri commit. Utilizzare tante emoji rende più confusionaria e difficile da leggere la cronologia dei vostri commit. Inoltre, se volete imparare il codice unicode dell’emoji, è molto più semplice utilizzarne poche.

Potete seguire lo standard di robinpokorny che utilizza solamente 5 emoji con un codice unicode di tre lettere o meno per descrivere le intenzioni dei commit.

Consigli sulle Emoji

Se non volete creare una vostra lista di emoji da utilizzare sui commit, potete prendere ispirazione ed utilizzare le molteplici liste già presenti online.

Quella che considero più completa ed utilizzo è gitmoji, un sito creato appositamente per l’utilizzo delle emoji nei commit. Ogni emoji è infatti accompagnata da una breve descrizione che spiega per cosa potrebbe essere utilizzata. Infine, una funzione che ritengono molto comoda, è quella di poter copiare un’emoji semplicemente cliccandoci sopra!

msedge OCgaEgu5l9

Un’alternativa a copiare i caratteri delle emoji, è utilizzare il codice Unicode dell’emoji, in questo modo:

:unicode_emoji: Messaggio di Commit

Se non volete imparare a memoria tutti i vari codici da utilizzare, vi consiglio di copiare il codice delle varie emoji da questo GitHub Gist.

Se gitmoji non vi soddisfa, potete sempre ricorrere ad altre liste reperibili online, eccone linkate alcune:

Inserire le Emoji con semplicità

Andare a copiare e incollare le emoji ogni volta può risultare complicato e far perdere molto tempo. Ecco quindi alcuni modi per integrare le emoji nel vostro workflow.

Su Windows 10, dopo l’aggiornamento 1709, è possibile aprire la tastiera delle emoji premendo la combinazione Win + .

Sulle versioni inferiori di Windows, a partire da Windows 8, è possibile ricorrere alla Tastiera su Schermo o, per versioni ancora più vecchie, potete utilizzare BabelMap, un programma che permette di copiare caratteri Unicode.

Su Mac OS puoi aprire il selettore di emoji, con la combinazione Ctrl + ⌘ + Spazio.

Su Ubuntu 20 è possibile premere Super e poi cercare il nome dell’emoji. Ricordate però che sono mostrati solamente i primi 5 risultati.

Da Ubuntu 14 potete installare ed utilizzare l’applicazione Emojione Picker.

sudo add-apt-repository ppa:ys/emojione-picker && sudo apt update
sudo apt install emojione-picker

Un’alternativa è copiare l’emoji direttamente dall’applicazione Caratteri.

Velocizzare il caricamento di una pagina con una Proprietà CSS

Google ha appena rilasciato Chrome 85, il più grande aggiornamento che il noto browser riceverà nel 2020. Tra i aggiornamenti, c’è una nuova proprietà CSS, si chiama content-visibility.

Quando un browser carica un sito web, ci sono vari passaggi che vengono fatti per mostrare la pagina finale all’utente, molti dei quali devono essere eseguiti prima di poter mostrare qualsiasi cosa sulla pagina. Infatti, prima di vedere qualcosa, il browser dovrà processare l’intera pagina, anche quello fuori dalla nostra portata di visualizzazione.

La nuova proprietà

Con Chrome 85, gli sviluppatori potranno ridurre il tempo impiegato da questo processo applicando la nuova proprietà ad un elemento.

.elemento {
  content-visibility: auto;
}

Questa proprietà dirà al browser che può non fare il caricamento di quell’elemento finché non entrerà nella zona di pagina che l’utente può visualizzare.

demo
Immagine da web.dev

Come vedete dalla demo qui sopra, dopo aver applicato la nuova proprietà, il tempo di caricamento, da 232ms è sceso a 30ms. Un grande cambiamento!

Conclusione

Questa proprietà è incredibile per velocizzare i tempi di caricamento delle pagine e dovremmo iniziare subito ad utilizzarla! Sfortunatamente, come accade con molte altre funzioni, prima che venga supportata dalla maggior parte degli utenti, dovremo aspettare ancora molto tempo!

Link utili:

La fine di Internet Explorer

Dopo più di vent’anni di vita, Microsoft ha confermato le date della fine del supporto di Internet Explorer 11, un browser che, nonostante i suoi molti problemi, ha segnato la storia della navigazione.

Internet Explorer 11 è stato rilasciato nel 2013 con Windows 8.1 e la quota di mercato del browser è molto bassa: i pochi utenti che lo utilizzano sono perlopiù aziende che avrebbero difficoltà legate all’aggiornamento ad applicazioni più recenti.

Intanto il successore ad Internet Explorer, il nuovo Microsoft Edge è diventato molto popolare dopo il suo lancio a Gennaio. Oggi è secondo solo a Google Chrome per popolarità.

Una fine graduale

L’abbandono inizierà il 30 Novembre 2020, quando Microsoft Teams, la nota app di videoconferenza, non supporterà più Internet Explorer 11.

Invece, dal 17 Agosto 2021, anche il resto delle applicazioni e servizi di Microsoft 365 non supporteranno più Internet Explorer 11.

La fine del supporto significa che gli utenti non riceveranno più gli aggiornamenti di sicurezza, chi vorrà continuare ad utilizzare l’obsoleto browser, dovrà tenere conto dei rischi che corre.

Dopo le date indicate, gli utenti potrebbero riscontrare problemi o l’assenza di alcune funzioni dalle app di Microsoft 365 da Internet Explorer 11. In alcuni casi anche l’accesso sarà bloccato.

La fine del Primo Edge

Anche la fine del primo Microsoft Edge, rilasciato quasi due anni fa, si sta per avvicinare.

Queste prime versioni di Edge erano basate sul motore di rendering EdgeHTML, a sua volta una fork di Trident, il motore utilizzato da Internet Explorer.

La fine del supporto di Microsoft Edge Legacy è prevista per il 9 Marzo 2021.

M365 Edge ProductTeams

Microsoft ha confermato che il supporto per le vecchie versioni di Edge finirà il 9 Marzo 2021, quindi non riceverà più aggiornamenti di sicurezza.

La Modalità IE di Edge

Microsoft ha rassicurato anche gli utenti che hanno investito in applicazioni basate su Internet Explorer 11, per i quali non ci può essere alternativa ad utilizzare due browser in parallelo.

Per evitare questo è possibile utilizzare la “Modalità IE” del nuovo Microsoft Edge, che consente di eseguire le applicazioni direttamente dal nuovo browser, ma utilizzando il vecchio motore di Explorer.

ie logo indicator1

Conclusione

Nel frattempo Microsoft sta continuando a spingere il nuovo Edge basato su Chromium tramite gli aggiornamenti di Windows, che, nonostante possa infastidire qualcuno, assicura che tutti siano in grado di utilizzare il nuovo browser prima della fine del supporto delle vecchie versioni.

Maggiori informazioni su Microsoft Tech Community.

Novità di Python 3.9

Ad Ottobre 2021 verrà rilasciata la nuove versione di Python, ora in beta, la 3.9, che poterà svariate novità, alcune delle quali vedremo in questo articolo.

Operatori Union per Dizionari

Se abbiamo due dizionari a e b che desideriamo unire, dalla nuova versione di Python ci sarà possibile sfruttare i nuovi operatori union.

Il primo è l’operatore merge, indicato da |, che come suggerisce il nome, unisce due dizionari:

a = {1: 'a', 2: 'b', 3: 'c'}
b = {4: 'd', 5: 'e'}
c = a | b
print(c) // Output: {1: 'a', 2: 'b', 3: 'c', 4: 'd', 5: 'e'}

Il secondo è l’operatore update, indicato da |=, che aggiorna il dizionario originale:

a = {1: 'a', 2: 'b', 3: 'c'}
b = {4: 'd', 5: 'e'}
a |= b
print(a) // Output: {1: 'a', 2: 'b', 3: 'c', 4: 'd', 5: 'e'}

Nota: Se nei dizionari c’è una chiave condivisa, verrà preso il valore della chiave del secondo dizionario.

Type Hinting (Suggerimento del Tipo)

Python è un linguaggio scritto dinamicamente, quindi non dobbiamo specificare i tipi di dato nel nostro codice, ma questo in alcuni casi può risultare problematico e creare confusione.

Da Python 3.5 è possibile specificare i tipi di dato, ma non era il massimo. Con questo aggiornamento invece, le cose cambiano veramente:

python39 type hinting

Nella funzione add_int, vogliamo che sommare il numero a se stesso, ma il nostro editor non lo e per lui sarà corretto se non sommiamo sue stringhe, quindi non riceveremo nessun avvertimento.

Quello che cambia ora è che ci è possibile specificare il tipo di input che ci aspettiamo, quindi un intero int. Con questa informazione il nostro editor capirà subito se c’è un problema o no.

Nuovi metodi per le Stringhe

Due nuovi metodi per le stringhe utili a rimuovere un prefisso o un suffisso sono stati aggiunti.

str.removeprefix() è un metodo che restituisce una stringa con rimosso il prefisso se la stringa str inizia con esso.

print("Hello World".removeprefix("Hello"))
// Output: "World"

str.removesuffix() è metodo che restituisce una stringa con rimosso il suffisso se la stringa str finisce con esso.

print("Hello World".removesuffix("World"))
// Output: Hello

Nota: Se la stringa non inizia o finisce con il prefisso o suffisso specificato, verrà restituita la stringa originale.

Conclusione

In questo articolo abbiamo visto solo alcune delle novità che arriveranno con Python 3.9, se vuoi approfondire ulteriormente, puoi consultare la release beta più recente, al momento della scrittura la 3.9.0b5, a questa pagina.

Cosa devi sapere di WordPress 5.5

WordPress 5.5 è appena stato rilasciato ufficialmente, un aggiornamento con molte novità e miglioramenti. In questo articolo vedremo alcune delel novità più interessanti.

Editor a Blocchi

L’editor a blocchi ha ricevuto un aggiornamento non indifferente, infatti sono state unite all’editor di WordPress 5.5 ben 11 versioni del plugin Gutemberg che portano nuove funzionalità, velocità e cambiamenti all’interfaccia utente.

Nuova interfaccia utente

Al primo utilizzo del nuovo editor, la prima cosa che salta all’occhio è la nuova barra che appare quando clicchi su un blocco. Adesso è più grande, con più contrasto e più compatta. Le opzioni rimangono quelle, anzi, ne sono state aggiunte di nuove, come la formattazione dei testi per apice e pedice.

Nuovo Pannello di inserimento Blocchi

Un’altra cosa che noterete cliccando il tasto + per aggiungere un blocco, sarà il nuovo layout del pannello. Ora appare come una colonna verticale ad altezza intera che appare sul lato sinistro dell’editor.

Questo rende più semplice trovare i blocchi e inoltre consente di installare nuovi blocchi dalla nuova Block Directory senza mai lasciare l’editor.

Nuovi Pattern di Blocchi

I Pattern di Blocchi sono dei layout creati con combinazioni dei blocchi predefiniti dell’editor frequentemente utilizzati insieme. Questo è un ottimo modo per risparmiare tempo mentre si scrive e permette di costruire layout più avanzati.

Video da wordpress.org

Block Patterns in WordPress 5.5

Modifica delle Immagini

Un’altra funzione molto utile del nuovo aggiornamento è la possibilità di ritagliare, ruotare e modificare le immagini direttamente dall’editor senza aprire la libreria Media, risultando in un’esperienza di editing più veloce.

Schermata per modificare un'immagine con WordPress 5.5
Immagine da wordpress.org

Per utilizzare l’editor basta cliccare sul pulsante Ritaglia nella barra degli strumenti di un’immagine. Una volta soddisfatti con il risultato, applicate le modifiche e WordPress salverà la nuova immagine modificata nella libreria.

Editing Images in the Block Editor

Opzioni nell’Anteprima Articoli/Pagine

Avere un contenuto responsive accessibile e visibile correttamente dagli schermi di tutte le dimensioni è una cosa sempre più importante per un sito web visto il crescente traffico da dispositivi mobili.

Ecco che WordPress 5.5 ci viene incontro aggiungendo la possibilità di avere un’anteprima del nostro contenuto prima della pubblicazione in tre diverse dimensioni: Desktop, Tablet e Mobile.

Schermata di Anteprima di un articolo con opzioni per visualizzazione su schermo di diverse dimensioni

Sicurezza

La maggior parte di attacchi ai siti WordPress è causata da plugin non aggiornati e vulnerabili. Ecco perché in WordPress 5.5 è stata introdotta la possibilità di attivare l’aggiornamento automatico di Plugin e Temi.

Aggiornamento Automatico di Plugin e Temi

Puoi attivare questa funzione andando nella tua Dashboard, cliccando su “Plugins” nel menu e cliccare “Abilita gli aggiornamenti automatici” vicino ai plugin che desideri vengano aggiornati automaticamente.

Schermata per attivare l'aggiornamento automatico di un plugin
Frame di un video da wordpress.org

La stessa cosa vale per i temi, cliccando su un tema dal pannello “Aspetto”, sarà possibile abilitare gli aggiornamento automatici.

Schermata per attivare l'aggiornamento automatico di un tema

Aggiornare Plugin e Temi da file ZIP

Prima di WordPress 5.5, per aggiornare un plugin manualmente, era necessario farlo tramite FTP/SFTP o File Manager. Da questa versione è possibile aggiornare plugin e tempi semplicemente caricando un file .zip dalla Dashboard di WordPress.

Per aggiornare un plugin basterà andare su Plugin, poi su Aggiungi Nuovo e cliccare su Carica Plugin, a questo punto caricherete il vostro file zip, e se il plugin è già installato apparirà una nuova schermata che vi informa di ciò e mostra i dettagli della versione installata e di quella caricata.

Schermata per l'aggiornamento manuale di un Plugin
Schermata per l’aggiornamento manuale di un Plugin
Schermata per l'aggiornamento manuale di un Tema
Schermata per l’aggiornamento manuale di un Tema

Lo stesso procedimento vale per i temi, anche qui basterà caricare un nuovo tema e se è già installato apparirà una schermata simile.

Mappe del sito XML predefinite

Con questa release, WordPress inizierà a generare le proprie mappe del sito XML. Questo è un file che fornisce ai motori di ricerca informazioni sul contenuto del tuo sito e gli aiuta a scoprire tutti i tuoi articolo e pagine, cosa molto importante per il SEO.

Esempio di mappa del sito generata da WordPress 5.5
Sitemap generata da WordPress 5.5

Lazy Loading delle Immagini

Un’altra aggiunta che vale la pena menzionare è il fatto che le immagini da ora in poi verranno caricate utilizzando il lazy loading nativo in maniera predefinita. Questo significa che le immagini presenti sulla tua pagina verranno caricate solo quando entrano nel raggio di visione dell’utente, velocizzando molto il caricamento della pagina.

Aggiornamenti per gli Sviluppatori

Dashicon

Con questa nuova versione di WordPress sono state aggiunte 71 nuove icone al font libreria di icone Dashicon.

Passare dati ad un Template

Le funzioni per caricare i template come get_header() o get_template_part() ora dispongono di un nuovo argomento $args. Quindi è possibile passare dati come stringhe o array a quelle template.

Rimozione di jQuery Migrate

In WordPress 5.5 è stato rimosso jQuery Migrate 1.x. Questo è un problema per gli sviluppatori che utilizzano jQuery e si affidano a funzioni rese disponibili da jQuery Migrate.

GitHub salva il codice in Antartide

Ieri, entrando su GitHub, ho notato un nuovo Badge sul mio profilo, subito mi sono chiesto cosa fosse, e dopo aver fatto qualche click in giro mi sono ricordato del progetto che GitHub annunciò un po’ di tempo fa, la Artic Code Vault. Se hai il badge, significa che hai contribuito anche tu al progetto.

chrome cY43XVqVMS
Come appare il badge sul profilo GitHub

La Global Seed Vault

Prima di passare alla Vault creata da GitHub, parliamo del Global Seed Vault (Deposito Globale di Semi).

Nel profondo delle montagne in un’isola sopra il Circolo Polare Artico, tra la Norvegia e il Polo Nord, c’è una cosa importantissima per il futuro dell’umanità: dei semi.

Milioni di semi, da più di 930.000 varietà di colture di cibo, sono conservate nella Global Seed Vault, nell’isola Spitsbergen, facente parte dell’arcipelago delle isole Salvbard. In pratica è un gigantesco deposito sicuro, che contiene la più grande collezione al mondo di biodiversità agricola.

Cosa fa GitHub?

La GitHub Arctic Code Vault è un deposito di dati preservati nell’Arctic World Archive, un archivio a lunghissimo termine ad una profondità di 250 metri nel permafrost delle montagne artiche. L’archivio si trova in una vecchia miniera di carbone, ora non più attiva, nell’arcipelago Svalbard, vicino al Polo Nord.

GitHub ha preso tutte le repository pubbliche il 2 Febbraio 2020 e salvate su film ad alogenuro d’argento per essere preservate nella Arctic Code Vault.

Il video di GitHub

Ecco il video che ha rilasciato GitHub spiegando come funziona questo progetto:

Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina di GitHub dedicata all’Archive Program.